Quella di unire affetto a fermezza, è percezione pressoché unanime da parte di tutti i docenti, i quali, facendo ricorso al proprio bagaglio esperienziale e soprattutto caratteriale, ci riescono più o meno efficacemente. Naturalmente alla base del rapporto educativo c’è il rispetto che, quando viene dato, è sempre corrisposto. In base agli stili individuali degli insegnanti c’è chi mostra prima la parte autoritaria chi prima quella tollerante, chi riesce ad avere atteggiamenti più affettuosi, chi è più restio a questo tipo di manifestazioni.
Di seguito vengono elencati alcuni concetti di base per la didattica per competenze. E’ stato chiesto ai docenti di indicare alcune strategie che essi mettono in atto in relazione a ciascuno dei concetti. Cliccando su ognuno si accede ad una sintesi delle risposte.
Ognuno ha le proprie attitudini e cerco di individuarle
Faccio in modo di ascoltare l’opinione di tutti
Metodi molto usati per favorire la circolazione dei pensieri di tutti gli alunni sono il circle time ed il brainstorming in relazione all’attività sulla quale si desidera far esprimere i ragazzi. Il primo favorisce la conoscenza interpersonale, la presentazione di sé, la discussione su un problema emotivo e/o di relazione emerso in classe, ed in questo caso la parola viene data ad ognuno o dall’insegnante – moderatore e facilitatore della conversazione, oppure dai ragazzi stessi che si passano un oggetto-testimone, in genere una palla morbida; il brainstorming, invece, è più efficace nel momento in cui si vogliono individuare idee sulla possibile soluzione di un problema oppure per raccogliere le conoscenze pregresse rispetto ad un argomento nuovo da affrontare.
Nella scuola dell’infanzia qualche insegnante ha istituito l’angolo della conversazione o/e l’orologio delle emozioni, dove, invece dei numeri che segnano le ore, ci sono le faccine (gli emoticon) che corrispondono ai diversi stati d’animo e si guida delicatamente il bambino nell’esporre agli altri il perché dell’emozione provata in quel determinato momento facendoli riflettere anche sul fatto che l’emozione può cambiare nel corso della giornata (naturalmente questo è utile soprattutto nel caso di emozioni negative). Abituare gli alunni a rendersi conto e ad esprimere le proprie emozioni è una pratica che si usa spesso in classe, soprattutto nella scuola dell’infanzia e primaria. Negli ordini successivi sembra che si tratti di una modalità adottata in particolar modo dagli insegnanti di discipline umanistiche, che, prendendo spunto da un fatto di cronaca che ha coinvolto la comunità, da una lettura fatta in classe, da un articolo di giornale o anche da un avvenimento che riguarda solo qualcuno, invitano gli studenti ad esprimersi
Unisco affetto a fermezza
Stimolo all’autonomia e favorisco l’autovalutazione dell’alunno
Favorire l’autonomia significa anche rendere attivo lo studente nella fase di correzione di eventuali errori per cui alcuni insegnanti non li correggono ma si limitano a segnalarli sul testo.
Ad esempio dopo aver impartito regole fondamentali di ortografia ed essersi accertati che siano state acquisite almeno teoricamente, si inviterà l’alunno all’autocorrezione. Nel caso dei testi di italiano il docente accanto a periodi scritti in modo poco organico e fluido dal punto di vista espositivo, dopo aver dato dei consigli quali la corretta posizione del soggetto all’interno di una frase, del verbo e dei vari complementi, invita il ragazzo ad un’auto-revisione e riscrittura dello stesso. Questo è un lavoro che richiede parecchio tempo ma assicura risultati efficaci.
Altra pratica significativa emersa è quella di conservare il primo elaborato di italiano scritto eseguito in classe ad inizio anno e l’ultimo dello stesso anno per fare in modo che lo studente possa diventare consapevole dei cambiamenti e dei miglioramenti avvenuti nel corso del tempo.
Stimolare all’autonomia significa anche mettere l’alunno nella condizione di svolgere i “famigerati compiti a casa” in modo autonomo quindi bisogna accertarsi che soprattutto chi è in difficoltà abbia compreso chiaramente il significato delle consegne; inoltre l’insegnante deve personalmente svolgere gli esercizi e le verifiche per testare realmente le difficoltà che i propri allievi incontreranno e i tempi necessari per lo svolgimento.
Al termine di un’attività particolarmente significativa o complessa, nella misura in cui sottende altri significati al di là di quelli più immediatamente e facilmente intuibili, l’insegnante invita i ragazzi ad esplicitare il significato dell’attività, lettura o unità di apprendimento o argomento per far scaturire da loro il senso sotteso all’attività stessa guidandoli ma rimanendo “dietro le quinte” fornendo quindi non risposte ma domande stimolo. In questo modo si offre anche la possibilità di esprimersi sulle eventuali difficoltà incontrate, sull’indice di gradimento dell’attività che va sempre motivato da parte dello studente.
La condivisione delle regole di comportamento è sempre utile e molto spesso, non sempre, favorisce l’autocontrollo.
Lezioni sul metodo di studio sono di fondamentale importanza sempre nell’ottica dell’autonomia. Il metodo di studio a volte sembra un obiettivo difficile da raggiungere ma in realtà consta di fasi semplici:
Essere attenti in classe.
Non basta dirlo e quindi l’insegnante cerca di modulare la voce alternando toni diversi per contrastare la monotonia, attiva l’attenzione degli alunni anche con la corporeità, girando tra i banchi, chiamando per nome l’alunno distratto non con tono di rimprovero ma facendogli capire che il gruppo non può fare a meno di nessun componente perché il gruppo-classe è una squadra che deve perseguire la stessa meta ed ha bisogno dell’attenzione e dell’apporto di ciascuno.
L’importanza del titolo del capitolo e del paragrafo.
Nello studio delle materie orali, sembra scontato, ma non lo è, è necessario che l’allievo si renda conto dell’importanza del titolo di ciascun paragrafo che racchiude l’essenza di quanto poi studierà: lo studente così focalizza CHI fa cosa oppure l’EVENTO storico oggetto di studio, associando successivamente il COME il QUANDO e il DOVE avrà raggiunto un livello di comprensione buono al quale, gradualmente, con l’esperienza e le abilità via via acquisite, si andranno a connettere ulteriori informazioni ed una certa capacità di rielaborazione che l’insegnante cura in fase di verifica orale, momento centrale per migliorare l’esposizione orale.
Spingerli all’autonomia significa anche renderli protagonisti dell’apprendimento favorendo quindi attività di apprendimento collaborativo: si compongono gruppi (di due massimo tre ragazzi) e si assegna il compito di leggere e studiare un paragrafo, ad esempio di storia, inizialmente con domande guida predisposte dall’insegnante poi le domande dovranno formularle gli stessi alunni, mentre il docente, girando tra i banchi, controlla che ci sia alternanza delle mansioni all’interno dei gruppi ed interviene con domande stimolo qualora si accorga che è stato trascurato qualche aspetto importante o che un’informazione non sia stata compresa correttamente.
In geografia dopo che è stata studiata una regione, una nazione o qualsiasi regione climatica e/o paesaggio si invitano gli alunni ad organizzare un viaggio in quella località ed in relazione all’età si modulano richieste che possono spaziare dall’abbigliamento necessario per visitare la località scelta, ricerche sul cibo, musei da visitare, modalità di viaggio compresi orari di partenza e costi, ricerca di alberghi, calcolo di eventuali fusi orari, ammontare della cifra, modalità e tempi degli spostamenti, invitandoli anche a ricercare curiosità, reportage fotografici qualora in classe sia presente qualcuno che ha già effettuato un viaggio in quella regione o semplicemente immagini trovate sul web ecc. Così facendo si stimola la costruzione di conoscenze ed il discente diventa protagonista del sapere che infine espone al gruppo classe.
Probabilmente, ma non è detto, alla fine dell’anno si sorvolerà su qualche nozione ma l’apprendimento costruito dà risultati efficaci. Interessante anche l’esperienza di quegli insegnanti che fanno interrogare i compagni tra loro guidandoli preventivamente nella formulazione di domande che poi possono essere utilizzate per una verifica, altri docenti insegnano a costruire domande a risposta multipla con distrattori (alternative di risposta non corrette) via via più complessi.
Approfitto dell’errore dell’alunno per fargli acquisire conoscenza in modo più efficace e consapevole
Favorisco la collaborazione per facilitare l’apprendimento ed utilizzo l’empatia
Favorisco il benessere dello studente
Coinvolgo tutti gli alunni anche nella decisione di come procedere
Valuto non tanto la risposta che ripete la nozione ma quella in cui l’alunno si esprime personalmente tirando fuori cose nuove
Favorisco l’autocontrollo
Nella scuola dell’infanzia quando ci si siede in cerchio i bambini riescono a mantenere la posizione indicata dall’insegnante per un periodo di tempo limitato, con l’osservazione della clessidra da parte degli alunni si riescono ad allungare i tempi.
Favorisco la perseveranza
Parto da un dato reale
Faccio in modo che gli alunni si chiedano qualcosa
Problematizzare gli argomenti per sollecitare domande e curiosità. Molti insegnanti impostano la lezione, o un gruppo di lezioni relative ad un’unità di apprendimento, con domande a cui si cercano risposte con lo studio di quel determinato argomento, questo modus operandi sollecita gli alunni a porsele a loro volta. Chiedere loro sempre se quello che si studia, come lo si spiega piace o meno e soprattutto invitarli a spiegare il perché delle loro risposte, sollecita lo spirito critico, li invita alla riflessione ed incita la curiosità.